Bellezza e digitale: il binomio fantastico
Gianni Rodari era solito coinvolgere i bambini nel gioco creativo del “binomio fantastico”, invitando i suoi alunni a scegliere coppie di parole e a metterle in relazione, stabilendo così connessioni e storie impreviste e spiazzanti.
Traendo ispirazione da questo fantasioso approccio alla creazione artistica, l’Istituto Comprensivo Bartolomeo Muzzone di Racconigi e l’associazione Progetto Cantoregi hanno ideato il progetto per gli studenti “Bellezza e digitale: il binomio fantastico”, che ha ottenuto il finanziamento del bando “Educare alla bellezza” 2019 della Fondazione CRC.
Le due parole con cui i ragazzi verranno invitati a confrontarsi saranno appunto bellezza e digitale: due concetti oggi in aperta antitesi nel comune sentire e con i quali si andrà a ricomporre un nuovo binomio fantastico, per aiutare così i più giovani a riconoscere la bellezza – soggettiva o oggettiva – e trasmetterla attraverso i nuovi media.
L’idea alla base del progetto parte dalla consapevolezza che l’utilizzo di smartphone e tablet, di Instagram e Facebook e degli altri social media è parte integrante del mondo dei nativi digitali e che quindi, di là di facili demonizzazioni, occorre trasmettere un utilizzo sempre più consapevole dei nuovi mezzi di comunicazione di massa e impiegarli per favorire concrete opportunità di apprendimento e sviluppo, per sostenere l’integrazione sociale, per stimolare la creatività.
Ma anche per imparare a esprimere il concetto di bellezza che ogni ragazzo sviluppa in maniera soggettiva, frutto di una progressiva costruzione personale, e che può essere affinato col tempo, grazie a maestri che sappiano guidare attraverso sentieri culturali liberi da ogni pregiudizio.
“Il mondo si può guardare ad altezza d’uomo, ma anche dall’alto di una nuvola”, scrive Rodari nella sua Grammatica della fantasia. Questa affermazione del più importante pedagogista italiano risulta oggi di particolare attualità e lungimiranza. E poco importa se la nuvola oggi ha le sembianze di un cloud. Piace infatti pensare che la parola digitale possa non essere affiancata a rischi, violenza verbale, dipendenza, cyberbullismo o a contenuti destinati a scomparire nel giro di pochi giorni.Il progetto “Bellezza e digitale: binomio fantastico” si sviluppa su due anni, a partire dall’anno scolastico 2019/2020 per le classi delle medie.
È stato messo a punto dall’Istituto Muzzone con il preside Giannino Marzola e l’insegnante Cristiana Panero e da Progetto Cantoregi con il presidente Marco Pautasso e i consulenti esperti di digitale Francesco Morgando, Francesco Tarchetti e Mattia Venturi.
La prima fase si concentra sul riconoscimento della bellezza preesistente. Tutor e docenti accompagneranno gli studenti nel percorso di ricerca e di riconoscimento del bello, per scoprire la bellezza nella propria quotidianità e nel proprio territorio. Un processo che può riguardare diversi campi e declinazioni: il bello dell’arte in tutte le sue espressioni; il bello della e nella natura; il bello del paesaggio; il bello delle tradizioni (dal cibo ai mestieri, dai canti e musiche popolari ai racconti orali); il bello della comunità, della partecipazione e della mutualità.
Nella seconda fase (anno scolastico 2020/2021) gli studenti useranno profili social per raccontare ed esprimere la loro bellezza. Ai ragazzi saranno trasmessi i rudimenti dei linguaggi utili a sviluppare le potenzialità delle piattaforme digitali, le tecniche per utilizzo dei social media, con la grammatica base. Si insegnerà come creare video, fotografie, fare teatro, ecc. Alla fine dell’attività i materiali realizzati verranno raccolti, montati e presentati a docenti, ai genitori e alla cittadinanza.
In un appuntamento finale alla SOMS di Racconigi, gestita da Progetto Cantoregi, saranno proiettati un video, che racconterà le successive fasi del lavoro svolto dai ragazzi, e un breve documentario, che mostrerà come la bellezza è stata riconosciuta, scoperta e valorizzata.
Presto si definiranno le classi che parteciperanno e la data ad ottobre 2019 per l’avvio del progetto
«Kafka scriveva “Si fotografano delle cose per allontanarle dalla propria mente. Le mie storie sono un modo di chiudere gli occhi” – spiega il presidente di Progetto Cantoregi, Marco Pautasso – . Talvolta bisogna chiudere gli occhi per poter vedere. Sarà così anche per i nostri ragazzi. Al termine del percorso programmato, siamo certi, anche chiudendo gli occhi, sapranno riconoscere, vedere e comprendere altre forme di bellezza, anche le più nascoste. Consapevoli di possedere uno sguardo nuovo e incisivo, sapranno andare oltre all’apparenza delle cose, potendo così scrutare la realtà a fondo, e da prospettive diverse, e scoprire così, come in un’epifania, quella bellezza recondita che spesso vi si annida».
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