PRIMA: Savigliano, Teatro Milanollo, 3 aprile 2001 TESTO: Adattamento teatrale di Vincenzo Gamna, Koji Miyazaki e Marco Pautasso da I Sansossì di Augusto Monti. Adattamento in lingua piemontese di Antonio Tavella REGIA: Vincenzo Gamna AMBIENTE E LUCI: Koji Miyazaki ELAB. SONORE: Gilberto Richiero COSTUMI: Luciana Bodda, Rinuccia Burzio INTERPRETI: Diciassette attori con Dario Geroldi e Susanna Paisio narratori e accompagnamento musicale del gruppo Mishkalè Libretto “Noi nella vita abbiamo il padre e abbiamo Papà: il padre che ti mette al mondo, Papà che ti leva da terra, e ti tiene come cosa sua e cara. Il padre ti ha generato; ma chi ti vuol bene, e ti diverte bambino e ti castiga grandicello, e uomo, se sopravvive, ti ammira, questo è Papà e nessun altro che lui. Del padre uno nella vita può fare a meno: del Papà no. Succede talvolta che il padre è anche Papà; più spesso succede altrimenti: il padre muore o manca per qualche ventura: bisogna che gli succeda un Papà; il quale si trova sempre poi, chi se lo merita, perché Papà può essere la mamma, o il nonno, o il fratello o uno d’altro sangue, magari estraneo, ma Papà. Per me mio padre è stato anche Papà, e questa è, forse e senza forse, la fortuna più grande che io abbia avuta al mondo…” Un grande affresco popolare. Una cronaca domestica piemontese del XIX secolo. Un autentico romanzo di formazione, un “romanzo autobiografico di un padre che rinasce nel figlio, così come la generazione di democratici sconfitta dal fascismo rinasce nella generazione che il fascismo combatte”, come ricorda nella sua autobiografia Norberto Bobbio. Tutto questo è I Sansossì di Augusto Monti, un’opera fondamentale della nostra letteratura, non solo regionale, colpevolmente trascurata se non addirittura dimenticata. E’ il romanzo di una vita, la storia di un’esitenza, di un vecchio Piemonte che muore per far nascere una giovane Italia, dell’educazione di un figlio e di quella di un popolo, di paesi perduti nella memori e di città che cambiano ogni giorno, di amori che dividono e di morti che riuniscono, di uomini a volte saggi altre volte temerari ma sempre onesti e, come i bambini delle fiabe, spensierati. Ovvero, oggi come allora, “sansossì”. Storia di Papà, la proposta teatrale che ne è liberamente tratta e che ne riprende il titolo originario, oltre che un omaggio sentito alla figura di finissimo intellettuale di Augusto Monti, si propone come un suggestivo viaggio nella memoria: nell’intrecciarsi delicato di rapporti tra padri e figli, con la storia che fa da contrappunto, si snoda infatti, tra piccole avventure quotidiane, la vicenda esistenziale di una famiglia piemontese del XIX secolo, dai risvolti imprevedibilmente poetici. Avventure vissute tra Monesiglio, Ponti, Alba, Torino, in un ambito territoriale decisamente circoscritto quindi, ma ciononostante raccontate sul filo della nostalgia con un entusiasmo che va oltre gli evidenti limiti spaziali e che non conosce confini: l’entusiasmo di chi sa che ricordare è il miglior viatico per alleviare la malinconia che viene al pensiero del tempo che passa. Articolo tratto da “La Stampa” Oleggio a teatro con “Storia di papà” La Stampa-Novara, 17 aprile 2001 Bartolomeo Monti lotta disperatamente tutta la vita per sfuggire al destino preparatogli dagli avi. Un delicato e <> intreccio di rapporti tra padri e figli scorre in parallelo alla <> storia, con Napoleone, Carlo Alberto e la Guerra di Indipendenza, Saracco e Giolitti. E’ da questi scenari contrastanti eppure complementari che prende il via <> di Augusto Monti. Questa sera al comunale di Oleggio, alle 21, il testo diventa prosa. Lo propone lo Stabile di Torino, per il <>, nel contesto di un circuito regionale che e’ stato poco divulgato. <> e’ portato in scena da Sergio Appendino, Bruno Crippa, Daniele Mela, Dino Nicola, Orazio Ostino, Vittoria Riviera e Manuela Zulian. Sul palco lettori, narratori, e il gruppo musicale <<mishkale’>>, con Sergio Appendino, clarinetto, Valerio Chiovarelli (fisarmonica) Ezio Cordero, basso tuba, Michele Salituro, violino. Si cimentano con un omaggio all’intellettuale Augusto Monti, che nel volume propone un suggestivo viaggio nella memoria, nella storia di una famiglia piemontese, con avventure vissute tra Monesiglio, Alba, Torino, in un ambito territoriale circoscritto, ma parallelo ai grandi eventi tramandati nei libri di storia. <> . Romanzo autobiografico di Augusto Monti, nato a Monastero Bormida, terra di Langa al confine con l’appennino ligure e il Monferrato, <> racconta l’educazione di Carlin, l’alter ego di Augusto Monti, tra giochi infantili e malinconie dell’eta’ adulta: con la consapevolezza che per riaggiustare gli errori della vita, della storia, dei tempi, bisogna comporre la biografia dell’eroe rivelando continuamente la realta’ del suo cuore, quella che non interessa ai libri di storia. Cristina Meneghini

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