LA FABBRICA DELLE IDEE Con questo epiteto ironico gli abitanti di Racconigi chiamavano il Manicomio cittadino. La frase spregiativa, dal 2001, anno di nascita della Onlus “Voci Erranti”, è il titolo di una rassegna ambientata nel suggestivo parco dell’ex ospedale psichiatrico. Oramai la rassegna rappresenta uno dei punti di riferimento più interessanti all’interno del circuito dei festival estivi, sia per la scelta degli ospiti, sia per la possibilità di approfondire, attraverso l’arte, il rapporto con l’espressività di realtà spesso emarginate come quelle psichiatriche. Il feeling con la città di Racconigi è ormai assoluto: le ripetute iniziative sul territorio saldano i legami con l’Amministrazione comunale e schiudono alla Cantoregi le porte della residenza reale. Il 30 aprile 2002, infatti, il gruppo è chiamato ad animare le celebrazioni per l’anniversario della Liberazione, attraverso una Passio della Resistenza, divisa in tre parti (Praefatio, Officium tenebrarum, Officium lucis) a ripercorrere la parabola del fascismo, dell’occupazione nazista e della guerra partigiana; il 17 maggio, invece, a Gamna e soci tocca l’onere delicatissimo di allestire, proprio nelle stanze ricche di storia della Reggia sabauda, la serata finale della due giorni di assemblea del “Club delle residenze reali in Europa”, culminata in Ballade des temps jadis, cena musicale dal sapore antico e raffinato. Tuttavia, questo è l’anno in cui, esaurite le repliche di Voci erranti e in via di conclusione quelle di Storia di papà, Cantoregi sforna il secondo spettacolo nato dal laboratorio teatrale della comunità degli ex degenti dell’ospedale psichiatrico. È Bariùm (stupefacente), messinscena ispirata al circo e alle sue suggestioni, come dimostra il titolo, crasi di Valium e Barnum, il circo per eccellenza. La scelta della contestualizzazione circense manifesta l’intento di rendere al meglio il senso collettivo del lavoro della compagnia, armonizzando in un continuum omogeneo il rapporto tra monologhi e scene corali. La scelta portante è quella di “schiacciare” in una prospettiva frontale lo spazio scenico, abbandonando la classica dimensione circolare, da cui deriva proprio il nome della tipologia di spettacolo, e di far chiamare alla ribalta da un napoleonico direttore del circo (Orazio Ostino) e dal suo mini-aiutante (Manuela Zulian) i singoli protagonisti, tra cui l’illusionista (Alessandro Mantelli), il clown (Dino Nicola) e Cleopatra (una splendida Silvia Tomatis, dal sapore vagamente testoriano) e via via tutti gli altri. La scelta del modello-circo, che strizza l’occhio ad alcune operazioni del “teatro maggiore”, dal Grand magic Circus di Jerome Savary al Cirque Plume, nello stesso anno inserito nel cartellone dello Stabile di Torino, valorizza il lavoro e l’intensità degli attori, pronti a esaltare la loro naturale credibilità e a creare un pathos profondo con il pubblico, veicolato anche dalle parole di Giorgio Cattaneo. Il valore dello spettacolo non sfugge agli organizzatori torinesi, che lo propongono il 23 luglio successivo nell’ambito del cartellone delle iniziative estive del Regio, con una messinscena nel cortile di Palazzo Reale. Nelle sue 17 edizioni, la rassegna ha rappresentato uno dei punti di riferimento più interessanti all’interno del circuito dei festival estivi, sia per la scelta degli ospiti, sia per la possibilità di approfondire, attraverso l’arte, il rapporto con l’espressività di realtà spesso emarginate come quelle psichiatriche.
Il programma delle edizioni:
2001 | 2002 | 2003 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 | 2009 | 2010 | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017
la bozza del 2018