Dopo la chiusura forzata dovuta all’emergenza sanitaria Covid-19, la Soms di Progetto Cantoregi a Racconigi riapre al pubblico le sue porte, nel rispetto di tutte le normative sulla sicurezza. Per festeggiare il ritorno alle attività culturali con chiunque vorrà unirsi, Progetto Cantoregi dà appuntamento venerdì 19 giugno alle ore 18.30 alla Soms, proponendo un confronto e una riflessione con lo psicologo Vittorio Gonella e lo psichiatra Giovanni Roagna sulle conseguenze psicologiche, relazionali, comportamentali, sociali e mentali che il drammatico periodo sta comportando.
Il diffondersi del contagio da Covid-19, con i lutti, il dolore e le ansie che ha provocato, il lockdown per contrastare la diffusione della pandemia, che ha costretto gli italiani all’immobilità, all’isolamento fisico e affettivo, la chiusura di molte attività produttive con le conseguenti ripercussioni su economia, occupazione e povertà sono i tanti aspetti dell’emergenza sanitaria che ha sconvolto il mondo intero e che si ripercuotono sul nostro essere e stare al mondo insieme agli altri. Progetto Cantoregi ha ritenuto utile proporre una riflessione su questi temi e su come sia cambiato il nostro modo di rapportarci con noi stessi e con gli altri.
A fine incontro continuerà il confronto in un momento conviviale per un brindisi di buon auspicio, curato da Dream Bar di Raccongi (aperitivo a 5 eruro).
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti (prenotazione consigliata: info@progettocantoregi.it – 335.8482321) e sarà consentito solo con mascherina.
Vittorio Gonella e Giovanni Roagna spiegano così l’incontro dal titolo: “Una bussola per orientarsi tra le difficoltà nell’epoca della pandemia. Riflessioni su tempo e corpo, esserci e esistere”: «Il senso del tempo, gli affetti, l’angoscia di malattia e di morte, le dinamiche familiari, il senso di improvvisa precarietà sono alcune tra le tante variabili psichiche coinvolte dalla pandemia di Covid-19. Oggi, ormai “traghettati” in quella che con espressione asettica e vagamente burocratica viene detta fase 2, ci domandiamo quale siano il destino e le trasformazioni della più essenziale forma in cui la presenza umana si manifesta al mondo: il corpo, che la mente umana possiede quale fondamento dell’identità e delle relazioni. I prossimi mesi potrebbero obbligarci a prendere maggior consapevolezza del suo intimo e profondo valore: il corpo è per tutti ed in modo misteriosamente diverso per ognuno, un fondamento dato all’identità dell’uomo, crocevia dei processi del pensiero e delle sensazioni e veicolo del nostro stare in relazione (se con questotermine intendiamo incontro, vicinanza, sensazioni).
Ma non solo sul corpo, nella sua essenza di corpo-vissuto (non di sola “entità biologica”), è necessario discutere; termini come “distanza/distanziamento” oppure “presenza” hanno acquisito anche a livello linguistico nuova rilevanza e molteplicità di significati.
In particolare, vorremmo tentare di seguire la traiettoria che l’evento della pandemia e le sue conseguenze sul piano psicosociale hanno impreso ad un concetto-base anche della psicopatologia: la presenza. Con questo termine a partire dalla filosofia esistenzialista, quindi nella psichiatria ad essa ispirata, ci si riferisce al concetto di “esserci” (il Da-sein di Haidegger) come persone dotate di senso, in un contesto dotato di senso. Come più volte è già accaduto nelle fasi della storia umana, anche nelle recenti contingenze possiamo parlare di una Crisi della presenza; che l’uomo avverte di fronte al disvelarsi della natura sentendo minacciata la propria vita.
Allora, dunque: come attrezzarci per percorrere questo nuovo scenario che si è appena svelato al nostro sguardo? Sarà necessario un riassetto dei nostri “recettori psicologici”: dovremo imparare ad ascoltare le voci (nostra e altrui) dietro la mascherina, allenarci a leggere e sentire il corpo altrui anche se è distante. In questo modo quell’Estraneo, che fino a poche settimane fa era l’Altro di cui fidarsi, potrà conservare uno spazio sano nella nostra mente rimanendo qualcuno che, per quanto al momento inavvicinabile, potremo riconoscere. Senza questo lavoro, l’Altro verrà vissuto come un Nemico pericoloso, una sorta di “alieno”, aprendo la via ad una possibile condizione di isolamento e di ritiro in cui sacrificare la vitalità dell’incontro all’incapacità di fidarsi.»
La serata è realizzata da Progetto Cantoregi, in collaborazione con la Città di Racconigi e il Centro culturale Le Clarisse di Racconigi.