QUAE FUIT IN ANNO 1630 PRIMA: Carignano, Liceo Scientifico, 18 settembre 1996. Un’edizione dello spettacolo è andata in scena nel 1998 (con esordio il 6 novembre), presso la Sala d’arte (Caserma Musso) di Saluzzo, al termine del laboratorio teatrale tenuto dalla Cantoregi presso l’I.T.C. “Denina” di Saluzzo. TESTO: proposta degli studenti del Liceo di Carignano con la collaborazione di Gamna e Pautasso da I promessi sposi di Alessandro Manzoni REGIA: Vincenzo Gamna INTERPRETI: Quarantaquattro attori in scena tra studenti, genitori e docenti della scuola Libretto L’azione drammatica si sviluppa attorno a tre storie – due di ispirazione classica ed una moderna – che si intrecciano tra loro e risultano ricche di analogie e parallelismi. I fatti milanesi narrati nei Promessi Sposi, all’interno dei quali viene inserito il mito di Orfeo ed Euridice, offrono un’occasione di riflessione su eventi dei nostri giorni: la peste manzoniana richiama la peste moderna, l’AIDS, mentre il mito rimanda ad una dimensione più personale della malattia, dell’emarginazione, della solitudine. La finzione scenica indica nella scelta della solidarietà umana e sociale una soluzione (l’unica?) o almeno un rimedio al disagio fisico e spirituale, ancora oggi più che mai presente, che, sia pure in diversa misura, ci accomuna. I. L’INTROITO Dopo un percorso nella realtà che non vogliamo vedere ed un ricorso simbolico al mito, espresso da Orfeo, che sulle note di Gluck, invoca la sua Euridice, ci si immerge nella finzione teatrale:la luce, il segno, espressione visibile nella diversità, e l’om liturgico danno l’avvio alla narrazione drammatica. Il coro introduce l’atmosfera manzoniana. II. NOTIZIE DELL PESTE Gli strilloni moderni e i lettori di Manzoni contrappongono alle drammatiche informazioni sulla diffusione dell’AIDS nel mondo le sempre più allarmanti notizie dell’avanzare della peste nel milanese. III. CECILIA La madre, le madri, depongono il proprio figlio nel carro condotto dai monatti. Il notissimo episodio manzoniano di Cecilia permette di esprimere il dolore e la sofferenza al di fuori di ogni tempo e la possibilità che siano affrontati con una partecipazione corale. IV. ORFEO ED EURIDICE Una lezione scolastica e le note di Gluck rievocano il mito di Orfeo ed Euridice V. IVAN E LAVINIA L’azione drammatica si riferisce all’attualità: l’angosciato appello di Lavinia, l’Euridice dei giorni nostri, punta dal serpente della droga, esprime la solitudine estrema che sempre il disagio reca con sè. La teoria di fleboclisi illumina di partecipato affetto chi sa unirsi al dolore, e l’amore attenua la sofferenza. VI. CARESTIA Ritorno ad una narrazione ispirata al testo manzoniano: la fame e la carestia animano la rivolta; Renzo si appella ad una giustizia che sembra distante dalla società degli uomini. VII. PIOGGIA La pioggia lava, porta via il male, purifica e libera, infine. Tratto dal TG3 Regionale La festa a Carignano Il teatro è materia d’insegnamento: se n’è parlato a lungo, ci sono state circolari ministeriali, e poi tutto dimenticato? Non a Carignano dove il locale liceo scientifico Baldessano ha coronato con uno spettacolo di singolare maturità un laboratorio teatrale durato un anno. Ad affiancare gli insegnanti nel lavoro di drammaturgia il regista Vincenzo Gamna. De peste è il titolo della proposta teatrale, rappresentata nell’ampia palestra del liceo. Tre nuclei narrativi: la peste manzoniana, il correlato flagello dell’AIDS, il mito di orfeo ed Euridice. Dal loro combinarsi nasce De peste, scandaglio nei malesseri contemporanei, il cui unico rimedio, dicono i ragazzi, è la solidarietà, l’identificazione in un gruppo culturalmente aperto. Sono più di quaranta gli allievi coinvolti nell’attività didattico-teatrale, tutti alle prime esperienze. Il risultato dimostra quanto il teatro possa davvero essere una disciplina straordinaria, una metodica, uno strumento dell’apprendere. De peste, che privilegia una coralità recitativa non dissimile da quella espressa dal Laboratorio Teatro Settimo, merita certo altri palcoscenici, e l’esperimento è degno di essere imitato. Sergio Ariotti