Piccoli Principi

 

Memorie e Sogni in Real Villeggiatura Si richiama consapevolmente al capolavoro di Saint-Exupéry la titolazione del nostro nuovo allestimento scenico per la stagione invernale del Castello Reale di Racconigi, iscritto nell’ormai tradizionale rassegna Racconigi: il Palazzo, il Giardino, l’inverno. Una scelta non arbitraria, suggerita dalla ricerca di un evocativo accostamento lessicale per i “principini” di Casa Savoia, e dal desiderio di cogliere e trasporre lo spirito di quel mirabile libro, per suscitare sentimenti di meraviglia estetica e per appropriarsi dell’invito a guardare sempre oltre le apparenze, ad oltrepassare i modelli e le abitudini percettive di fruizione, perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Pretesto è la vicenda dei cinque “piccoli principi” sabaudi Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria, figli di re Vittorio Emanuele III e di Elena di Montenegro, (ri)proposta da un punto di osservazione del tutto particolare, la villeggiatura, con un’attenzione tuttavia selettiva riguardo al luogo e alla sua percezione. Questo nuovo allestimento scenico consta infatti di due momenti, di due sezioni fisicamente disgiunte, ma anche di due differenti nuclei narrativi. Uno, come dire, filologico, documentaristico, che intende far memoria della villeggiatura nel luogo fisico in cui si esplicava, come espressione di un tempo lento e lieto, di quella noia lieve, di quei riti di una stagione, e di conseguenza proiettarci in un’epoca passata, ed offrire immagini per perpetuare la quotidianità di quella vacanza privilegiata, allora davvero appannaggio di pochi eletti. Immagini che, mediante il fedele riallestimento, secondo gli stilemi e il gusto primo-novecentesco, degli appartamenti che ospitavano i discendenti di Casa Savoia nei soggiorni estivi racconigesi, al primo piano del Castello, attraversano il tempo, e ci catapultano in un mondo perduto e quieto, in stagioni indimenticabili, ma su cui forse già aleggiava un vago sentore di caducità. L’altro, alla Margaria e nel giardino adiacente, invece marcatamente onirico, per interpretare la villeggiatura come topos mentale, come incubatore di sogni, come fabbrica di stupore, di pulsioni emotive che oltrepassano l’orizzonte degli oggetti, del pensiero, della cultura, della formazione, dell’educazione, spalancando prospettive inattese. La meraviglia dunque come indomita tonalità emotiva, che non rimane invischiata nell’ autorità, nella disciplina, nella convenzione, ma che può librarsi all’improvviso, senza preavviso, scaturendo anche dalla semplice lettura di un libro, come abbiamo immaginato accadesse ai nostri “principini”, ad esempio, con Le Grand Meaulnes di Alain Fournier, un romanzo che è elegia della gioia e della follia dell’adolescenza. Due sezioni separate che, a ben guardare, trovano unità d’intenti e si saldano nel segno comune della celebrazione della giovinezza, intesa non come un’ età provvisoria, ma come una qualità dello spirito, un’identità da preservare nella continuità dell’esistenza, come un prezioso portato di intuizione, di leggerezza, di finezza, di ingenuità, di delicatezza, finanche di malinconia e di inquietudine. La giovinezza come una geografia spirituale interiore. PICCOLI PRINCIPI è dunque un medium per provare a riscoprire e/o ritrovare, attraverso la villeggiatura dei “principini” di Casa Savoia, l’universo perduto della giovinezza, per rappresentarne in profondità la tenerezza e l’insita voglia di evasione, altrimenti irripetibili – per chi non è in sintonia anagrafica -, nell’accento e nel tempo. Un allestimento dedicato a chi ha saputo dare ascolto e corpo alla purezza dello sguardo, alla poesia involontaria dei tanti “piccoli principi” che sanno disegnare traiettorie oniriche formidabili e planare con levità sulle “cose” umane. Perché tutto è vero, anche senza sembrarlo.